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L'ampolla di Asclepio - Il ruolo del dolore

La sofferenza ci costruisce

di Roberto Merante, medico e maestro di M.T.C.

Sonnecchiavo. Quella sera sarà stata l'atmosfera uggiosa o gli antidolorifici, ma non riuscivo a godere della compagnia degli amici del club. Sarebbe stata una serata da dimenticare fino a che...

"Ciao doc sono appena ritornato da un viaggio in india e muoio dalla voglia di raccontartelo"

Era Wilhelm più allegro del solito che mi fece sobbalzare sulla poltrona.

"Ciao Will credo che stasera sarò di poca compagnia, oggi ho avuto un mal di denti insopportabile ed anche se ora è passato mi sento veramente stanco"

"Dolore sensazione complessa in vero! - esordì il professore - Sai doc ho ripensato a quanto abbiamo discusso un po' di tempo fa. Sinceramente ho riflettuto su una domanda: qual è il ruolo del dolore nella vita umana?"

Riprese Wilhelm "Io farei di più e mi confronterei con la vita in tutti suoi aspetti. Per esempio qual è la differenza tra l'esperienza di un animale e quella dell'uomo. In fondo un animale segue le regole basilari della vita: riprodurre la specie, preservare la propria vita mangiando e difendendosi dai nemici. A questo livello possiamo essere d’accordo con T.S. Elliot: ridotta all'essenziale la vita non è che 'Birth copulation and death’ (Nascita riproduzione e morte n.d.r ) ed il dolore non è che una piccola morte"

"E bravo - riprese il prof - bella citazione. Certo per un animale il dolore è una cosa da sfuggire. Per l'uomo è profondamente diverso. Noi precepiamo un destino più alto e la consapevolezza della morte e della percezione del dolore condiziona tutta la nostra vita. Se mi permettete un’altra citazione, prendo le parole di Collen McCullough.

'L'uccello con la spina nel petto segue una legge immutabile; è spinto da non sa cosa a trafiggersi, e muore cantando. Nell'attimo stesso in cui la spina lo penetra, non ha consapevolezza della morte imminente; si limita a cantare e a cantare, finché non rimane più vita per emettere una sola altra nota. Ma noi, quando affondiamo le spine nel nostro petto, sappiamo. E lo facciamo ugualmente.'

Fummo colpiti improvvisamente da una forte melanconia: era come se un destino incombente ed inevitabile avesse interrotto il fiume di parole. A salvarci da questo naufragio incombente giunse inaspettato l'amico Nefir:

"Continuiamo a girare intorno alle stesse cose. La morte il dolore sono inevitabili. Ma il dolore per gli esseri umani è qualcosa da affrontare. Per il dolore fisico ovviamente vi sono i farmaci od altre tecniche di cui è depositaria la scienza medica. Vorrei tanto spostare l'attenzione sul nostro spirito e di come condiziona la nostra esperienza. L'essere umano anche in queste situazioni manifesta la sua complicata ma meravigliosa ed affascinate costruzione! Poeti, artisti insomma i grandi geni dalla nostra storia avevano spesso alle spalle una forte esperienza del dolore. Forse le cicatrici che lasciano queste esperienze talora fanno crescere la persona e la portano a creare qualcosa di meraviglioso anche se in altre occasioni possono distruggerla. Pensate a quanto la sofferenza ha costruito ciò che noi siamo ora"

Fummo avvolti dal silenzio, spinti dalle ultime parole e ripercorrere con il pensiero la nostra storia, con in sottofondo la musica di Vivaldi ed il profumo del nostro the.

Non so quanto tempo passasse mentre ricordavo la mia storia ma anche le sofferenze dei miei pazienti:

"Aiutare le persone, liberarle dalla malattia è stato sempre il principio che mi ha guidato come medico. Mi rendo conto ora di quanto questo abbia contribuito a farmi crescere nella comprensione dell'essere umano. Tutti noi quando trattiamo il dolore con farmaci, agopuntura tecniche psicologiche od altro non possiamo dimenticarci che di fronte abbiamo una persona che con la sua complessità ci ricorda che ognuno di noi è un mistero da affrontare con rispetto ed attenzione"

Mi resi conto a quel punto che le parole erano finite per quella sera e con tranquillità ritornammo a sorseggiare il nostro the.

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