L'ampolla di Asclepio - Il ruolo del dolore
di Erica Giaccone, infermiera presso S.C. rianimazione
Esistono tanti tipi di sofferenza, così tanti che tentare di farne un elenco servirebbe solo a mancare di rispetto a quelli che verrebbero tralasciati. Dolori che possono solo lontanamente essere immaginati se non provati in prima persona, siano essi di natura fisica, psichica o sociale.
Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sul dolore mi sono sentita un po' smarrita perchè mi è sembrato un argomento talmente vasto e delicato da non poter essere affrontato in poche parole in modo esauriente. Il solo sentire la parola "dolore" provoca nella maggior parte delle persone un sentimento di paura, probabilmente perchè lo si associa ad una situazione dove è difficile, se non impossibile, affrontare la vita quotidiana con conseguente stravolgimento delle abitudini e dei rapporti personali e spesso inevitabile isolamento.
Negli ultimi anni fortunatamente la sensibilizzazione sanitaria nei confronti del dolore è cresciuta notevolmente fino ad arrivare a classificare, in base a determinati parametri, alcuni ospedali come "ospedali senza dolore". Non dev'essere più accettata l'idea che sia "normale" avere dolore e lo si tratta anche attraverso strumenti quali scale di valutazione, considerandolo come dolore percepito, anche perchè è ormai risaputo che una persona che non è sopraffatta dal dolore avrà nei confronti della malattia un approccio più attivo accorciando, ove possibile, i tempi di guarigione. Purtroppo non è sempre possibile guarire e, quando la medicina da un punto di vista terapeutico non ha più efficacia, si parla comunque di "accompagnamento alla morte" nelle fasi terminali.
In molti casi però il dolore può anche non essere vissuto come negativo, ma può diventare uno strumento per stare meglio, più precisamente è il modo che il nostro corpo ha di indicarci ciò che non va in noi e dove è necessario concentrare la nostra energia e la nostra attenzione. E' proprio per questo motivo che va accettato, ascoltato e rispettato. Il nostro organismo comunica con noi in ogni momento, ma spesso siamo troppo "presi" per ascoltarlo, così lo si ignora aspettando che passi o ricorrendo all'assunzione di analgesici. L'uso adeguato di un analgesico può essere utile, ma per rendere sopportabile il dolore non per ignorarlo. Un dolore ignorato è destinato a ripresentarsi con maggiore frequenza e con maggiore intensità, per questo motivo se si impara a prestargli la dovuta attenzione fin dalle prime manifestazioni, quando è ancora un fastidio o un disagio, si avranno maggiori possibilità di intraprendere un percorso verso il riequilibrio. Proprio questa è la sua funzione. uno stile di vita sano ed equilibrato che presta attenzione alle necessità fisiche, psichiche e spirituali del nostro organismo è senza dubbio la strada migliore verso il volersi bene; al contrario ignorare o sottovalutare, con o senza l'utilizzo di farmaci, un messaggio del nostro organismo porterà inevitabilmente verso un malessere maggiore. Spesso ci si aspetta dalla medicina (qualunque tipo di medicina) una risposta miracolosa senza essere minimamente disposti ad impegnarsi in prima persona variando abitudini di vita scorrette o dannose (ad esempio invece di ricorrere ad un farmaco per il mal di stomaco dopo un'abbuffata, sarebbe meglio evitare di introdurre quantità e qualità di cibo non necessarie). Il nostro corpo sa esattamente ciò che gli occore per stare bene e lo manifesta attraverso richieste che è decisamente utile imparare a riconosce ed esaudire. Il modo mgliore per fare questo è ascoltarsi e dedicare quotidianamente attenzioni a noi stessi "nutrendo" il nostro essere nella sua complessità.
In un'epoca dove sembra esserci la risposta giusta per ogni domanda e intanto il senso di malessere e smarrimento sembrano essere più presenti che mai, l'unica pretesa di queste parole è quella di offrire lo spunto ad una riflessione personale per un possibile approccio diverso al nostro dolore...